cosa fare




tremila euro al mese
e noi paghiamo!
Ai tranquilli lettori padovani dev’essere andata di traverso la brioche intinta nel cappuccio sfogliando al bar la copia del quotidiano Il Mattino. Il giornale ha inteso ricordare - nel bel mezzo del clima da fine dei giochi, mentre qualcuno le prova tutte pur di mandare all’aria  la legislatura - che un tempo i parlamentari ci pensavano bene, prima di abbattere un governo. Se non altro perché dopo due anni, sei mesi e un giorno maturavano il diritto alla pensione.
Facendo un riepilogo degli onorevoli che tra la prima e la seconda Repubblica hanno ottenuto il vitalizio, Il Mattino ha pescato anche Toni Negri, il cattivo maestro per eccellenza, il grande nemico dello Stato borghese e capitalista. Questo signore - come riporta il sito internet dell’Espresso - incassa ogni mese dai contribuenti 3108 euro e questo dal 1993, anno in cui varcò la soglia dei sessanta.
Non solo. Questa ragguardevole cifra, superiore alla retribuzione di molti nostri connazionali, se l’è guadagnata col sudore della fronte. Fu eletto infatti nelle liste radicali, uscendo dal carcere dove era stato rinchiuso dal 7 aprile 1979, dopo un processo in cui gli venivamo mosse pesanti accuse per legami col terrorismo rosso.
Fece il suo ingresso in Parlamento il 12 luglio del 1983 e prima che gli onorevoli colleghi autorizzassero il suo arresto, fuggì in Francia e tanti saluti. Dunque la sua esperienza in aula durò 64 giorni. In realtà, però, per via del periodo estivo e delle relative ferie, a Montecitorio vennero convocate soltanto 9 sedute.
La notizia non è nuova, in sé. Anzi, è stata scritta e riscritta, campeggia pure in La Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, saggio vendutissimo ma forse non abbastanza letto, almeno dai politici. Nel libro, fra l’altro, viene citato un memorabile intervento dell’on. Negri, nel quale afferma: «Mi hanno accusato di aver vissuto in cento bande clandestine, ma l’unico corpo separato in cui mi è toccato di vivere è proprio questo Parlamento».
Però la pensioncina mica gli fa schifo. Anche se è “proprietà privata”.   
Quel che sorprende è notare che nonostante tutte le segnalazioni, a Negri continui ad arrivare lo stipendiuccio da ex rappresentante del popolo italiano, garantitogli da quella democrazia borghese e padronale da lui tanto disprezzata.
Soprende ancor di più poiché Negri continua a pubblicare - anche con un certo successo negli ambienti salottieri che contano - i suoi libroni rivoluzionari. L’ultimo dei quali è uscito proprio qualche mese fa e si intitola Comune. Oltre il privato e il pubblico. Nel tempo libero, dicono, Negri si diletta a consigliare sinceri democratici come il caudillo venezuelano Hugo Chávez.
Vero, il professore padovano non è il solo a godere delle prebende da ex politico. Tanti come lui incassano e continuano ad approfittare di scandalosi benefici. Il suo però è un caso abbastanza clamoroso. Sia per il numero di giorni di “lavoro” in Parlamento sia per le dichiarazioni che il maestro rosso ancora sparge in giro.
Fosse così duro e puro come sembra, potrebbe anche fare un bel gesto e rinunciare all’assegno, ma del resto, come scrive nel suo più recente saggio, il mondo va preso com’è, tanto vale approfittarne.
«Dobbiamo renderci conto che, per quanto lo si giudichi con intelligenza critica e radicalità», teorizza,  «siamo destinati a vivere in questo mondo, non solo perché siamo sottomessi al suo dominio, ma anche perché siamo contagiati dalla sua corruzione. Abbandoniamo dunque i sogni di una politica incontaminata e i “grandi valori” che ci permetterebbero di restarne fuori!».  Ecco, basta coi valori, meglio i privilegi.
Ma visto che in Parlamento è accomodato qualcuno che con la scusa dei valori intende ribaltare Berlusconi - il presidente della Camera Gianfranco Fini - ci permettiamo di rivolgergli un appello, anzi un appellino. Lei che di Montecitorio è il massimo rappresentante, faccia una cosa di destra. Tolga queste pensioni ridicole. E, magari, inizi dal rivoluzionario Toni Negri.

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  • Animali vittime del petrolio

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Sopprimere gli animali vittime del petrolio? ...

Sopprimere gli animali vittime del petrolio? ...

Getty Images - Ieri - 12.51
Sopprimere gli animali vittime del petrolio? Le polemiche intorno alla crisi BP continuano, e ogni giorno nascono nuove problematiche che la popolazione e i soccorsi devono affrontare. Disperata la situaizone degli animali vittime del petrolio disperso in mare. Veterinari e esperti di inquinamento si stanno confrontando sul modo migliore di soccorrerli ma gli animali colpiti sono troppi perché si possa sperare di salvarli tutti. Centinaia di esemplari di uccelli, granchi e tartarughe sono in condizioni terribili, condannati a morte certa se non si interviene immediatamente. È necessario lavarli e ripulirli dal petrolio, operaizone che non sempre riesce. Il greggio penetra in profondità nel piumaggio e nei tessuti cutanei degli animali, che ne sono avvelenati. Secondo alcuni scienziati cercare di ripulirli tutti per poi liberarli in un'area sicura e pulita sarebbe uno sforzo inutile: non è detto che gli animali sopravvivano, anche se ripuliti. "Pulirli e rimetterli in libertà potrebbe farci sentire meglio”, dice Daniel Anderson, ornitologo dell’università della California, “ma è improbabile che faccia sentire meglio gli uccelli, le cui sofferenze invece sarebbero prolungate. Per alcune specie, la cosa più sensata è l’eutanasia. Ma è difficile da fare, per persone che hanno costruito la loro intera vita sulla tutela degli animali”.